La maiala

Io non lo capisco lo sforzo di farsi piacere le persone nel tempo quando ci sono quelle che ci piacciono a pelle. Perché se Anna, Sabrina e le altre donne in prestito alle bancarelle del sesso mi piacquero all’istante, comprendendo le scelte obbligate, la studentessa di economia e commercio, e l’iscrizione al master costoso per lo stage garantito in una delle più grandi aziende del Paese, non mi piacque per niente. Il suo essere anonima non la faceva sentire sminuita rispetto alla ragazza avvenente consapevole lei che, la sua immagine scialba e innocua da vera gattamorta, la escludesse da ogni sospetto facendo il suo gioco. Possedeva, ritenendosi furba e non disonesta e sporca, l’audacia di ritenersi una stratega ma risultò facile ingannarla, prendermene beffa, dopo che in chat un utente me l’aveva offerta reputandomi speciale, una regina indiscussa, la sua:
«Sei cattiva. Sono anni che ti desidero e chi non accetta non merita. Perché non mi dai la soddisfazione di poterti fare un regalo grande».
«Sai che non posso accettare regali e che il mio ragazzo potrebbe insospettirsi. Non insistere».
Mi venivano facili e spontanee le risposte che fornivo, dietro i suggerimenti impliciti di quelle che si raccontavano, assumendone talvolta i toni mentre riciclavo le loro confidenze o verità relative, corrotte, a quanti cercavano “amicizia” usando le potenzialità della rete. Le risorse rosa in vetrina e la libera attività editoriale funzionale ai desideri bassi:
«Voglio farti un regalo speciale. Lo faccio solo a te. Una donna a tua disposizione. Lei può guardare o stare con noi se ti fa piacere. Tu sei la padrona assoluta. L’unica. La regina indiscussa. Solo mia».
«Voglio prima vederla».
«Bene tesoro, penso a tutto io, la chiamo e vi faccio incontrare voi due sole. Starai bene. Fidati».
Una prospettiva surreale, volendola io raggiungere ugualmente nel mondo reale presso il suo appartamento di 80 metri quadrati ben serviti vicino al centro storico della Capitale. Dislocato su un comodo primo piano che garantiva agli uomini di entrare e uscire senza incontrare i condomini dei piani alti, destando voci fondate. Un lungo corridoio stretto, due ampie camere da letto, un doppio servizio di cui il secondo bagno in camera, la sala non più inclusa nella cucina da quando le sue ex coinquiline avevano traslocato un paio di isolati più avanti. Un ambiente pulito, era la prima cosa che balzava all’occhio, arredato con tessili, mobili e complementi nei colori del bianco e grigio perla, conferendo ampiezza ai locali di cui disponeva. Mi complimentai con l’inquilina per il design minimalista adottato, un modo come un altro per iniziare l’intervista furtiva.
«Sarebbe mio se i proprietari si decidessero una volta per tutte sul prezzo. Molte delle cose che vedi le ho acquistate io», indicandomi una particolare lampada da terra moderna tenuta spenta.
«Me lo ha detto che sei pulita e ordinata. Per me è insolito. Non ho mai fatto nulla del genere prima». (E non dicevo una bugia).
«Puttana una volta puttana per sempre» commentò con scherno, e un ghigno diabolico sul volto ad avvalorare quanto aveva affermato. «All’inizio lavoravo con un cliente alla volta. Volevo una casa tutta mia, stare comoda, frequentare un master privato per garantirmi uno sbocco di lavoro importante. Posso provvedere all’intero affitto, senza più dividere lo spazio, litigando a chi tocca pulire, concedermi qualche altro sfizio. Più di uno, avrai capito, spiando in giro».
«I tuoi genitori non ti domandano come fai a permetterti questo stile di vita e le cose che possiedi?»
«Prendo i soldi che mandano e, per il master, dirò di aver vinto una borsa di studio. Che ne ho diritto. Loro sono fuori da queste cose e non sanno delle altre ragazze».
«E i vestiti costosi sullo stand appendiabiti?
«Puoi sempre averli presi in prestito, dire che sono in affitto».
«E tu anche ti muovi tramite agenzia?»
«Ho risposto ad un annuncio dove lei selezionava un’assistente open minded. Parliamo di persone che fanno lavori di un certo tipo e guadagnano cifre da capogiro. L’ho visto il mese scorso. Ti ha detto che è al secondo divorzio? La sua terza compagna è incinta, e per lui si tratta del quarto figlio in arrivo. Quando viene a Roma porta sempre le stesse escort. Cagnette in calore che lo seguono ovunque. Io sono impegnata con lo studio. Ha detto di averti conosciuta su un sito di modelle ma che finora non vi siete mai incontrati. Hai un viso bellissimo! Preparo qualcosa da bere. Non ti ho ancora offerto niente».
Quando si alzò in piedi, non mi sfuggirono le perdite di lei sul tessuto di cui era rivestito il divanetto scomodo per la distanza subito desiderata dall’altra. Mi aveva ricevuta in casa sua con top a fascia e pantaloncini corti, senza l’intimo sotto, a contenere le sue forme innocue su un metro e 75 di altezza abbondante rispetto al mio metro e 70 arrotondato per eccesso. Attaccata al denaro, posata nello spenderlo, aveva progetti ben organizzati in vista degli anni futuri incurante degli scheletri nei suoi due armadi.
«Non hai paura che un domani qualcuno venga a conoscenza della tua doppia vita?»
«Non ricevo chiunque e faccio attenzione a non destare voci. Abito in un palazzo di curiosi».
«E lasci annunci su un portale in particolare?» tornai a domandare per fare chiarezza sullo slang del sesso agganciato su Internet. Nel respingerla, e imperterrita a capire la sicurezza con cui si muoveva, le facevo credere cose ispirate alle storie indagate. «Mi stanca fare chat. Guardare loro che si toccano è squallido. Pensavo di creare un’inserzione per conto mio».
«Se vuoi sento una fidata per farmi indirizzare su qualche sito valido. Uno di quelli dove le altre lasciano recensioni del tipo pulito, discreto, generoso. Senza un euro da spendere e perciò da evitare, poco serio o non affidabile». Ce n’erano tanti in giro mi aveva avvisato, dandomi un ulteriore consiglio. «Specifica che selezionerai soltanto uomini fortemente motivati. Generosi in fatto di compensi. Escludi gli uomini in cerca di relazioni.